“Se riesci a disegnare un edificio con poche passate della penna e tutti riconoscono non solo la struttura, ma anche la associano a un luogo sulla terra, hai fatto molta strada nel creare qualcosa di iconico” Tom Wright
Nato nel 1957 a Shirley, Croydon, non lontano da Londra, Tom Wright ha studiato presso la Reale Scuola di Russell e poi presso la Kingston University School of Architecture.
Ottiene la qualifica di architetto nel 1983, quando entra al Royal Institute of British Architects. Diventa poi direttore dello studio di architettura Lister Drew Haines e Barrow che viene rilevato nel 1991 da Atkins, multinazionale britannica di ingegneria e progettazione architettonica, di cui diventa responsabile dell’architettura.
Grazie alla sua grande immaginazione, realizza uno degli edifici più famosi dell’era moderna: il Burj Al Arab di Dubai. L’intento era quello di creare un’icona simbolo di Dubai: un edificio che sarebbe diventato sinonimo del posto, come la Torre Eiffel a Parigi, o il Big Ben a Londra.
La forma dell’edificio si ispira alla tradizionale barca a vela araba, il dau, per riflettere la tradizione marinara di Dubai, spinta in avanti verso il futuro da elementi moderni.
Con i suoi 321 metri di altezza è uno degli hotel più alti del mondo. La sua costruzione iniziò nel 1994 e terminò nel 1999, non senza difficoltà.
L’edificio, a pianta triangolare, si innalza per 321 metri di altezza ed è il terzo albergo più alto del mondo, dopo JW Marriott Marquis Dubai e la Rose Tower, entrambi nella stessa Dubai.
La parte più esterna è costituita da un esoscheletro di travi in acciaio elettrosaldate che forma una protezione per l’edificio contro il carico del vento che proviene dal mare e contro le eventuali mareggiate. Per evitare le oscillazioni dovute alle turbolenze dell’aria, all’interno delle travature sono stati installati undici ammortizzatori di massa d’aria. L’esoscheletro è caratterizzato dai suoi due grandi archi di acciaio che evocano la figura di una vela gonfiata dal vento ed è completamente rivestito da uno specifico rivestimento protettivo bianco che lo preserva dalla corrosione della salsedine.
I due prospetti laterali sono scanditi da finestrature “a nastro” e da tre grandi tralicci a vista per ciascun lato che si raccordano obliquamente alle travature dell’esoscheletro.
Sulla terrazza del prospetto principale, tra le due grandi travature ad arco in acciaio che convergono verso la guglia di sommità di sessanta metri, vi è la piattaforma circolare che ospita l’eliporto privato dell’hotel; esso è di forma circolare con un’ampiezza di circa trenta metri di diametro e la superficie è attrezzata per un utilizzo polifunzionale, poiché l’area può essere trasformata anche in un green da golf oppure in campo da tennis.